Sei interessato a discutere di società e politica? Qui puoi farlo con noi e con chi lo desidera. Con il solo limite del rispetto reciproco. Augusto, Mario, Mattia, Maurizio e Pietro ti danno il benvenuto.

lunedì 26 aprile 2010

C'è un integralismo laico?

Caro Airoldi, sul blog “zone di confine” lei si definisce “un cattolico che crede nella distinzione dei piani tra fede e politica”. Se capisco bene, crede nella laicità della politica, non è un integralista clericale. Mi permetta allora una domanda: siete solo voi cattolici ad essere sotto “esame di laicità” o lo sono anche i politici non credenti? Intendo: se un politico non credente che riveste un ruolo istituzionale rifiutasse di presenziare alla parte religiosa di una manifestazione pubblica che lo vede invitato, lei come lo definirebbe: laico o laico-integralista?.
Un cordiale saluto.
Ettore Frangipane

(via e_mail)

Egregio Frangipane, innanzitutto grazie per l’attenzione che riserva a questo blog che, come avrà visto, è gestito comunitariamente. Intendo quindi la sua domanda rivolta non personalmente a me, ma a tutti gli autori. Tra l’altro, non tutti credenti.

Provo, per quanto mi riguarda e nel poco spazio concesso ad un post, a rispondere ai molti, interessanti temi sottesi alla sua domanda.
Si, come Lazzati ha insegnato e il magistero della Chiesa ha acquisito, credo che fede e politica siano su piani distinti. Ancorché non disgiunti. Da qui deriva la libertà per un credente di scegliere l’opzione politica che più ritiene capace di operare per il bene comune nella situazione data. La politica non è il luogo del bene assoluto, ma del miglior bene possibile in un contesto dato. Vorrei quindi tranquillizzarla: non mi sento affatto sotto esame.

Intendo l’integralismo una forma mentis. A mio avviso, deteriore. Che sia praticato da politici di destra o di sinistra, da cristiani, non credenti o diversamente credenti, poco cambia. E’ sempre fautore di probabili disastri.

E vengo al cuore della sua domanda. Chi ricopre un qualsiasi ruolo istituzionale, accetta di rappresentare i cittadini, tutti i cittadini che quel ruolo comporta, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (Costituzione della Repubblica - art 3). Qualsiasi politico informi un proprio comportamento a principi diversi da questi, tradisce la lettera e lo spirito della Costituzione.

Diversamente detto. Ce lo vede lei un Sindaco che partecipa ad un appuntamento pubblico solo se non comprende momenti religiosi cristiano-cattolici? Un altro che non vi partecipa se vi sono momenti della religione ebraica? Un altro ancora che non partecipa a momenti di culto islamico? Un altro ancora che nega la sua presenza a qualsiasi culto religioso che fosse parte di un momento pubblico? E magari, nella sua città, ci sono cristiani, ebrei, musulmani e non credenti. Sarebbe una babele.

Come vede, egregio Frangipane, a mio avviso l’integralismo non ha colore politico. E neppure fede religiosa. Ma, soprattutto, sconfessa il principio di laicità.

Grazie e continui a seguire il nostro blog.

3 commenti:

  1. da non credente e socio di questo blog, concordo in pieno con augusto. chi copre un ruolo istituzionale "alto" rappresenta l'intera comunità: sindaco, presidente di regione, presidente della repubblica ecc.
    la comunità trova in lui il punto di raccordo e lui ha il dovere di testimoniare ciò presenziando alle funzioni religiose connesse al suo ruolo pubblico.
    se mancasse non lo definirei né laico né laico-integralista, ma semplicemente ignorante dei suoi stessi doveri. e dovrei persino dubitare della sua buona fede.

    maurizio onnis

    RispondiElimina
  2. L'esercizio della laicità è un dovere di tutti, credenti e non: credo che laicità significhi condividere, a partire e non a prescindere dalla propria fede e dai propri ideali, i valori degli uomini e delle donne, di diversa cultura, lingua, popolo e religione, che animano la nostra società. Non è un'omologazione, ma una condivisione di valori sulla base di un patrimonio comune che nasce da una singolarità di fedi e di credenze. Per questo è compito della politica, prima di tutto, esercitare la laicità: perchè la politica è promozione del bene comune.

    RispondiElimina
  3. sabato nel corso della trasmissione uomini e profeti, rai tre, Zagrebelsky spiegava la differenza tra società religiosa, società laica e società secolare. La prima è una società teocratica, la seconda è una società nella quale convivono istituzioni religiose e istituzioni non religiose , per questo definite laiche. Infine la società secolare è quella che è costruita sul "seculum", cioè dal basso, senza alcun riferimento al dato religioso e non per ispirazione dall'alto. Le moderne democrazie sono società secolari, accolgono persone, istituzioni, valori vari. Ne segue che chi rappresenta la società "secolare", i politici, non hanno il problema di verificare la compatibilità fra il proprio credo e la società che rappresentano, ma il diverso problema di rappresentare tutti quanti fanno parte della società di cui sono, come dice Maurizio, riferimento unitario. MARIO SANTO

    RispondiElimina