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Destra e sinistra: etiche zoppe a confronto

“La genesi di questa terribile recessione conferma che non ha senso ritenere la persona del lavoratore una variabile rispetto agli altri fattori di produzione. Un’impresa realizza davvero la propria missione quando riesce, grazie ad uno sforzo collettivo, ad un impegno ripartito tra i contraenti, a raggiungere i propri obiettivi industriali in concomitanza al benessere delle persone che vi lavorano e dunque del territorio e dell’ambiente in cui essa è inserita”.


“Se si vuole evitare che una determinata zona di città (o del territorio) diventi, anche in breve tempo, un ambiente separato che dà il senso di estraneità a chi ci vive, occorre muoversi per tempo e attrezzarsi mediante un sapiente monitoraggio urbano che consenta iniziative di ricomposizione, così da mantenere ragionevolmente miscelate le provenienze e sufficientemente coesa la cittadinanza. Nessuna persona ha il diritto di ritenersi superiore ad altre: gli immigrati sono donne e uomini come noi.”

Chi ha pronunciato le parole sopra riportate ? Nichi Vendola ?

Sbagliato.

Le due citazioni sono contenute all’interno della prolusione del card. Bagnasco al Consiglio Permanente della CEI, tenutosi a Roma la settimana precedente le elezioni.

Eppure nessuno ne ha parlato. Anzi. Il mondo politico, soprattutto a sinistra, è entrato in fibrillazione per il seguente passaggio:

“La dignità della persona umana, incomprimibile rispetto a qualsiasi condizionamento; l’indisponibilità della vita, dal concepimento fino alla morte naturale; la libertà religiosa e la libertà educativa e scolastica; la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna. È solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune; l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del creato; la libertà dalla malavita, in particolare quella organizzata. Si tratta di un complesso indivisibile di beni, dislocati sulla frontiera della vita e della solidarietà, che costituisce l’orizzonte stabile del giudizio e dell’impegno nella società. Quale solidarietà sociale infatti, se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la più debole?”

L’accostamento delle citazioni mostra che, per i vescovi italiani, l’etica della vita e l’etica sociale costituiscono “un complesso indivisibile di beni”.

E questa indivisibilità comporta che se a destra sono incoerenti i difensori della vita e del crocifisso che trattano gli immigrati come bestie, a partire del respingimento in mare dei barconi con a bordo persone disperate, a sinistra lo sono altrettanto quanti organizzano “consulte degli immigrati” e poi ignorano l’importanza del diritto alla vita, inneggiando anzi all’aborto quale “diritto fondamentale delle donne”.

Forse per questa speculare incoerenza tra destra e sinistra, da qualche tempo i vescovi italiani auspicano il formarsi di una “nuova generazione di cattolici impegnati in politica”, che sappiano ricercare il bene comune, partendo da due fondamenti indivisibili: l’etica della vita e l’etica sociale.

Indivisibili. Perché l’una senza l’altra non basta.

3 commenti:

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  2. Tra le mie proposte di candidato PD alle recenti elezioni regionali c’era un esplicito richiamo a migliorare qualsiasi sostegno possibile a prevenzione dell’IVG. Sono peraltro certo che, richiami simili, stiano nelle proposte di candidati del centro e della destra. Essendo vero anche il contrario, ne consegue che, su questi e altri temi cd eticamente sensibili, esiste una totale trasversalità.

    Proprio per questo non posso nascondere la mia sorpresa di credente di fronte ad alcune affermazioni del Presidente della CEI, card. A. Bagnasco, pronunciate il 22 marzo in prossimità delle elezioni regionali e dell’introduzione della RU486 negli ospedali Italiani. Dopo aver giustamente sottolineato che la Chiesa non può giustificare le pratiche abortive, Bagnasco aggiungeva: “In questo contesto, inevitabilmente denso di significati, sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale sia locale e quindi regionale”. Queste le parole che hanno causato una sorta di terremoto mediatico e molto sconcerto tra gli elettori cattolici in quanto lette come un invito proprio ai cattolici a non votare per M. Bresso e E. Bonino.
    Forse anche per questo, il 23 marzo, una nota della Conferenza episcopale della Liguria presieduta dallo stesso Bagnasco, citava come valori: “il rispetto della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale; la tutela e il sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; il diritto di libertà religiosa, la libertà della cultura e dell’educazione. E quindi il diritto al lavoro e alla casa; l’accoglienza degli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; la promozione della giustizia e della pace; la salvaguardia del creato”. E concludeva “Tali valori non possono essere selezionati secondo la sensibilità personale, ma vanno assunti nella loro integralità”.

    Queste ultime affermazioni mi sono sembrate quanto mai opportune non avendo i presidenti di regione potestà legislativa in materia di interruzione volontaria della gravidanza, ma avendone molte in tema di diritto alla casa, accoglienza degli immigrati, salvaguardia del creato.

    Chi mi conosce sa della mia contrarietà alla candidatura di E. Bonino alle presidenza della regione Lazio per il centrosinistra. Non perché favorevole o contraria alla RU486, sulla quale nulla avrebbe potuto, ma perché portatrice di una cultura sociale e politica significativamente diversa da quella del PD. Sicuramente della mia.

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  3. Non c'è dubbio che l'etica sociale e l'etica della vita debbano andare di pari passo: fai bene , Mattia, a sottolineare, da questo punto di vista, l'incoerenza che si registra in entrambi gli schieramenti. Ritengo però importante precisare alcune cose. In questo Paese, le questioni fondamentali della vita vengono affrontate in maniera ideologica e finemente strumentalizzate, a destra, a sinistra, e anche nella Chiesa. I governatori della Lega contro la pillola abortiva? Benissimo, anch'io approvo. Ma forse questa uscita, come altre precedenti, non serve alla Lega per farsi perdonare abilmente dalla Chiesa qualche grave mancanza in materia di immigrazione? E ascoltando le reazioni positive di alcuni prelati autorevoli, sembra che la Lega sia riuscita a recuperare brillantemente molto del credito perso.Quella di sfruttare gli argomenti riguardanti la vita per recuperare la benevolenza della Chiesa è una tattica ormai collaudata, alla quale la Chiesa stessa si presta senza porsi troppe domande. E' questo il modo in cui la politica deve vivere l'etica della vita? Come una merce di scambio? E perchè la Chiesa accetta questo? L'Italia del Family Day respinge sui barconi le madri incinta... Perchè la Chiesa contro le leggi sull'immigrazione non ha organizzato manifestazioni come quelle megagalattiche contro la legge sulla fecondazione assistita o contro i DICO? Misuriamo sui fatti, e non sulle parole, il peso che la CEI sta dando all'etica sociale e all'etica della vita.Diciamo che, come avviene a destra e a sinistra, c'è poca coerenza anche ai vertici della CEI...

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