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lunedì 31 maggio 2010

Caino, dov'è tuo fratello?

Si chiamava "Freedom Flottilla". Portava 700 pacifisti, giornalisti, personalità religiose e politiche provenienti da tutto il mondo verso Gaza. Pacifisti appartenenti a organizzazioni non governative, al mondo del volontariato e della solidarietà, che volevano rompere l'assedio e l'embargo sulla popolazione di Gaza e chiedevano di poter portare aiuto a queste persone. "Il blocco degli alimenti è totale" ha dichiatato il parroco di Gaza, padre Jorghe, a Pax Christi International, che con la comunità palestinese chiede non solo solidarietà, ma giustizia e coraggio nella denuncia.

Israele ha commeso un crimine orrendo assaltando le navi che volevano attraccare al porto di Gaza per portare aiuto e uccidendo 10 persone. Soprattutto un crimine inutile. Violenza gratuita. In totale spregio del diritto internaizonale e del valore della vita umana. Esattamente come i terroristi dell'integralismo islamico quando si fanno esplodere sugli autobus; nei supermercati; nelle strade affollate. E nulla cambia il sospetto che su quelle navi ci potessero essere armi. Infinite erano le possibilità di scoprirlo senza causare un massacro.

"Chiediamo l'immediata liberazione dei pacifisti arrestati, rottura immediata dell'embargo cominciando dagli aiuti che le navi portavano da ogni parte del mondo. E poi sanzioni economiche e un'inchiesta internazionale per un crimine che poteva e doveva essere evitato".
(Pax Christi Italia)

"L'assalto alle navi delle Ong è un fatto di assoluta gravità. Israele deve rispondere alla comunità internazionale di quello che è successo. Il sangue versato soffoca le prospettive di pace e minaccia di accendere i fuochi della tensione e dell'odio. Il risarcimento di un fatto così grave può essere ricercato solo, da parte del governo Netanyahu, in un gesto di pace coraggioso, visibile e sincero, un gesto che fino ad oggi non ha saputo né voluto fare".(Pierluigi Bersani)

Nessuno può, in coscienza, affermare che la situazione in Medio Oriente sia di semplice composizione. Non si superano con buone parole odi e diffidenze sedimentate nei decenni. Ne si convertono alla pace in poco tempo generazioni che hanno visto solo guerra. Da una parte e dall'altra.

Ma al popolo della Bibbia non sfuggirà sicuramente la tremenda domanda di Dio: "Caino, dov'è tuo fratello?".

sabato 8 maggio 2010

Riflessioni su discorso di Franceschni a Cortona

Molto denso il discorso che oggi Franceschini ha fatto a Cortona: quattro passi in particolare mi hanno colpito.

"Difendere lo stato di diritto, il parlamento, la costituzione, i principi di legalità, le intercettazioni come strumento per contrastare il crimine, difendere i valori più sani della società italiana non è antiberlusconismo: è il primo dovere del partito democratico, il debito che noi abbiamo nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto, quelle che ci hanno consegnato diritti e libertà da custodire, rinnovare e tramandare alle generazioni che verranno dopo di noi".
E' vero, noi crediamo in un modello di società fondato sull'uguaglianza, sul diritto, sulla giustizia, sulla multiculturalità. E' ora che il PD con chiarezza, con progetti concreti, con proposte valide, trasmetta alle persone che un altro modello di società, diverso da quello imposto dal berlusconismo, è possibile! Ma per fare questo è necessario un presupposto essenziale: l'unità. Quando si legge che all'interno del PD ci sono diverse proproste sulla giustizia e sul lavoro e che non si riesce a trovare una sintesi comune su questi temi, cosa pensa la gente comune? E' necessario che la discussione trovi una sintesi! Al PD non manca la discussione dei temi, ce n'è fin troppa...ma manca una sintesi condivisa. E questa è la prima sfida da raccogliere! Anche questo è un debito che abbiamo nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto, e in particolare dei Padri costituenti.
Pure nella nostra provincia varesina sarebbe ora di passare dalla discussione alla sintesi: i circoli in questi anni hanno lavorato molto, hanno discusso, c'è nei nostri comuni una ricchezza straordinaria di idee e di proposte. Quando ci decideremo a tenerne conto per partire da lì a dire la nostra idea di provincia? Per quanto ancora perderemo tempo dietro a riunioni e tabelle inutili?

"Se siamo qui, se scommettiamo ancora sul progetto originario così come lo abbiamo sognato, è perché siamo convinti che il Pd o è davvero un partito nuovo, capace di andare oltre la semplice addizione delle storie e delle identità precedenti, oppure è destinato ad un rapido tramonto".
Aggiungerei una cosa: il PD non deve essere nemmeno la somma di correnti...è giusto che ognuno abbia i suoi riferimenti a livello del partito, ma sarebbe sbagliato ragionare all'interno del partito sempre e solo in termini di correnti. Perchè ormai, invece, il metodo è questo, già a partire dalle nostre piccole realtà provinciali. E quando capiremo che la gente nei circoli chiede altro? Chiede di poter ragionare non sulle appartenenze ma sulle idee?

"Abbiamo perso le elezioni. Non perché per poche migliaia di voti non abbiamo conquistato due regioni in bilico. Ma perché abbiamo registrato una grave emorragia di consensi in termini assoluti. Più di quattro milioni di voti dalle politiche del 2008, più di un milione dalle europee dello scorso anno. Siamo al punto più basso della nostra brevissima storia. Non mettiamo questa grave sconfitta sul conto di nessuno, ma chiediamo che l'analisi della sconfitta sia rigorosa e approfondita e sgombri il campo ad alcuni equivoci pericolosi che hanno messo a rischio il progetto".

Sì, è vero, è necessaria un'analisi rigorosa e approfondita della sconfitta, senza però voler trovare capri espiatori. Ma l'analisi va fatta, è doveroso farlo! Anche qui nella nostra provincia. Un'analisi, come dice Franaceschini, rigorosa! Non qualcosa che si fa per formalità, come abbiamo fatto anche qui a Varese, ma per cambiare pagina, per ripartire dagli errori fatti. A molti fa comodo tutelare lo "status quo" perchè significa tutelare la propria posizione: ma cerchiamo di andare al di là del nostro interesse personale e cerchiamo, almeno ora, di difendere gli interessi del partito. E il vero, unico interesse del PD è il cambiamento!

"Non so se è troppo di sinistra, ad esempio, pensare ad una moratoria nell'acquisto di sistemi d'arma da parte del nostro governo. Ma credo che in un frangente come questo di gravissima crisi sociale, nel quale si fatica a racimolare le risorse per lenire la sofferenza di centinaia di migliaia di persone, sia francamente incomprensibile, e direi anche oltre la soglia delle cose moralmente accettabili, spendere in armi da guerra".

Che bello questo richiamo di Franceschini! Da quanto tempo nessuno aveva il coraggio di denunciare le grandissime spese nelle armi, per paura di essere giudicati "troppo di sinistra".E' un bel segno, il segno che dobbiamo davvero tornare a credere profondamente nelle nostre idee senza alcuna paura! E' l'ora del coraggio!



venerdì 7 maggio 2010

Kate Winslet e le occhiate malevoli del mio macellaio

Ho visto The Reader, film dell’anno scorso valso a Kate Winslet un meritato Oscar come migliore attrice protagonista. Si tratta di un melodramma robusto e fortunatamente asciutto. Dico fortunatamente pensando ai lacrimosi precedenti del regista Stephen Daldry (Billy Elliot) e del produttore Anthony Minghella (Il paziente inglese).

La storia è presto riassunta. Nella Germania di metà anni Cinquanta, un quindicenne viene iniziato al sesso e all’amore da una donna di venti anni più anziana, durante una relazione lunga un’estate. Una decade più tardi, il ragazzo è studente di giurisprudenza e si prepara a diventare avvocato. Per caso, scopre che la donna da lui amata è ora sotto processo per crimini contro l’umanità. Sorvegliante ad Auschwitz, è responsabile della morte di trecento persone. Il giovane si sente attratto da lei, ma allo stesso tempo prova repulsione. Non va a trovarla in carcere dopo la condanna, ma non rinuncia a scriverle e a inviarle la registrazione della sua voce. La donna è analfabeta e lui le legge romanzi. Rinnovando così il rapporto di gioventù: allora, dopo l’amore veniva sempre la lettura. La donna, con tenacia feroce, approfitta delle registrazioni per imparare a leggere e scrivere. Solo all’approssimarsi della morte di lei, i due si incontreranno di nuovo.

L’intreccio si fonda su due temi fortissimi. Il primo riguarda il potere della parola scritta, strumento nel bene di salvezza e nel male di assoggettamento dell’individuo. Il secondo tocca il senso di colpa per ciò che di cattivo si è fatto. Ed è su questo che voglio concentrarmi.

La donna sa che è responsabile davanti alla legge dell’uccisione di molti innocenti ma non prova per il suo passato alcun senso di colpa. Il giovane, poi uomo, non è responsabile dell’uccisione di nessuno ma prova per quelle morti un fortissimo senso di colpa. Lui prova il senso della colpa in vece della donna. Lo percepisce tanto da finire per sentirsi responsabile delle sofferenze che lei ha inflitto agli ebrei prigionieri. Non si sente responsabile giuridicamente, ma storicamente. Lui “è” il popolo tedesco, responsabile collettivo delle colpe individuali di alcuni dei suoi componenti. Responsabile di una responsabilità che attraversa le generazioni e alla quale non si può sfuggire.

Per come mi hanno insegnato la Shoah, per come l’ho studiata io, per la passione che ho sempre provato per la storia europea, per il mio stesso essere uomo, da che ricordi mi sono sentito responsabile di quella tragedia. In questo non ho mai pensato di essere più libero di un tedesco solo perché italiano. E sapere di essere figlio o nipote di chi ha agito male non mi ha esonerato dal sentirmi investito dalla responsabilità storica di quelle azioni. In profondità, mi sono sempre chiesto se mai mi sarei “pulito” da quella macchia.

Ora, il punto è questo.
Quella percezione è in me ancora molto forte, ma non come in passato.
La macchia si è sbiadita col tempo, e senza che io sappia bene come e perché è avvenuto.
Ma diluendosi il senso di colpa, si annacquano anche il peso della responsabilità e l’orrore.
In altre parole, gli anticorpi che mi proteggono dal ricadere nel male.

Il mio macellaio è una persona gentile. Con la sua famiglia gestisce un piccolo market e vende carne, affettati e formaggi di qualità eccellente. Qualche tempo fa l’ho colto mentre “pedinava” dentro il negozio un cliente nordafricano. Gli ho chiesto perché lo faceva e mi ha risposto senza problemi che non si fidava. Ai cinesi lancia occhiate malevoli. I cinesi, qui a Tradate, formano una comunità numerosa e ormai radicata. Hanno diversi negozi e soprattutto l’emporio più grande delle Fornaci, nuovissimo centro commerciale. Al market scelgono velocemente, non schiamazzano, comprano e pagano sempre in contanti. Li ho visti con i miei occhi. Non c’è motivo per guardarli male. Non ne ho parlato con il macellaio, ma ammetto di essermi fatto in proposito un’opinione. Così come su tutti i rigurgiti di razzismo, leghista o meno, di cui si parla da qualche tempo a questa parte. E che non è prudente liquidare citando la rozzezza o l’ignoranza dei protagonisti.

Io penso che il senso di colpa si sia smarrito.
Scarsa o nulla conoscenza del passato. Egoismo. Rifiuto dei ricordi cattivi. Indisponibilità a dividere il peso degli errori dei nostri padri.
Tutti questi fattori agiscono nello spingerci a dimenticare quel che è stato.
E dimenticando ricadremo nel male di sempre.

martedì 4 maggio 2010

Padania ? No, grazie.

Ieri sera prima seduta del nuovo consiglio comunale di Saronno.
E prima evitabile figuraccia: al momento della costituzione dei gruppi consiliari, i consiglieri leghisti decidono che la denominazione del loro gruppo sarà "Lega Nord - Lega Lombarda per l'indipendenza della Padania".

Non sentivamo la mancanza di questa figura mitologica che risponde al nome di Padania.

La Padania: un non luogo geografico, un non luogo storico, un non luogo politico.
E, soprattutto, parlando di una sede istituzionale qual è il consiglio comunale, un non luogo costituzionale.

"La Repubblica, una e indivisibile", questo è l'incipit dell'articolo 5 della Costituzione; bene ha fatto il sindaco Luciano Porro a ricordarlo.

Non risulta che l'insigne costituzionalista bergamasco Roberto Calderoli abbia modificato l'articolo 5 della Costituzione prevedendo l'indipendenza della Padania, del Regno delle due Sicilie, del Ducato di Parma e Piacenza o dello Stato Pontificio.

E, visto che, da ora in avanti, all'inizio di ogni intervento, i consiglieri leghisti reciteranno come un mantra il nome del proprio gruppo, Lega Nord - Lega Lombarda per l'indipendenza della Padania, mi piacerebbe che gli altri consiglieri, di maggioranza come di minoranza, iniziassero i propri interventi dicendo: "La Repubblica, una e indivisibile".

Giusto per ricordare ai quattro consiglieri leghisti che siamo a Saronno (con la o finale), comune della Lombardia, regione dell'Italia.
E che il 25 aprile è la Festa della Liberazione dal fascismo degli italiani, tutti, da Trento a Palermo.

lunedì 3 maggio 2010

Stasera Consiglio Comunale. Parte l’Amministrazione Porro. Industria e Società: le sfide più attese.

Il debutto. L’Amministrazione Porro debutta stasera nella prima seduta del Consiglio Comunale di Saronno. Varata la Giunta, stasera verrà eletto il Presidente del Consiglio e quindi tutte le principali cariche istituzionali saranno assegnate.
Il Sindaco Porro illustrerà i tratti programmatici principali che orienteranno l’attività amministrativa.
Sono due i capitoli che suscitano molta attesa: quello riconducibile alla sviluppo industriale e quello che fa riferimento allo sviluppo sociale.

L’industria: “think small first”. “Pensare piccolo, anzitutto”. Il conio di questo slogan è autorevole: la Commissione Europea. Con l’approvazione dello Small Business Act la UE ha voluto statuire l’imprescindibilità di ogni politica economica da una concreta politica, a livello centrale quanto locale, a favore ed a sostegno della Piccola e Media Impresa. “… lo spirito imprenditoriale e la volontà di assumere rischi, ad esso associata, vanno applauditi dai responsabili politici e dai media e sostenuti nelle amministrazioni. Essere favorevole alle PMI deve divenire politicamente normale…”. E poi, ancora: “Lo Small Buisness Act mira perciò a migliorare l’approccio politico globale allo spirito imprenditoriale, ad ancorare irreversibilmente il principio del Pensare anzitutto in piccolo nei processi decisionali – dalla formulazione delle norme al pubblico servizio – e a promuovere la crescita delle PMI aiutandole ad affrontare i problemi che continuano a ostacolarne lo sviluppo”. (Paragr. 3 Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale Europeo al Comitato delle Regioni del 30.9.2008; scaricabile da www.sviluppoeconomico.gov.it).
La prima attesa quindi sul programma Porro è di individuarvi concrete tracce dell’approccio “Pensare piccolo, anzitutto” elaborato dalla UE. Il Saronnese è un territorio di industria manifatturiera di piccole e medie dimensioni. Queste industrie necessitano di strutture urbane adeguate, non sempre di competenza provinciale e spesso di competenza locale, ancorchè sovra comunale. Accanto al problema urbano ed infrastrutturale ci sono poi due questioni, che qui possono essere solo citate: il rispetto della legalità sul territorio, il mercato del lavoro locale e le strategie di concertazione tra formazione ed educazione professionale e realtà industriale.

La società: “città solidale”. Fuori da ogni equivoco un Città Solidale è quella realtà che rende “contendibile”, cioè accessibile, il diritto di cittadinanza, da intendersi non come un l’apposizione di un timbro su un documento anagrafico ma come l’inclusione spontanea e armoniosa in - e quindi il riconoscersi parte di - una comunità di persone. L’inclusione può avvenire se sono rispettate due condizioni: da un lato se si verifica la presenza della volontà di armonizzare il proprio vissuto con la mentalità e le abitudini sociali del luogo; dall’altro lato se si manifesta disponibilità ed accoglienza. L’inclusione sociale trova due potenti vettori nell’occupazione lavorativa e nella legalità percepita. L’occupazione lavorativa è frutto della capacità delle industrie presenti nel territorio di assorbire manodopera, motivo ulteriore perché l’amministrazione metta in cima alle proprie priorità le esigenze delle PMI. La legalità percepita è frutto dei comportamenti sociali. Una comunità non si riconosce soltanto nei principi fondanti espressi nei testi che normano le regole della convivenza (Costituzione, Statuto Comunale, …), ma soprattutto nella “costituzione di fatto o materiale”, risultante dei comportamenti sociali agiti dai residenti in un determinato luogo e dalla sua classe dirigente. Detto in altri termini può non essere sufficiente “rispettare le leggi” per essere “cittadino”, ancorchè il rispetto della legalità formale è da intendersi imprescindibile, posto che l’illegalità (senza distinzione di razza, di luogo di provenienza, di sesso, di etnia) è automaticamente un motivo di esclusione da ogni forma di civile convivenza. Esistono codici di comportamento non scritti, ma ugualmente e forse più noti, che hanno ugual valore di quelli scritti. Il successo delle politiche di inclusione e coesione sociale dell’Amministrazione Porro sarà frutto della sua capacità di dare un’interpretazione autentica ed una strategia politica a questi codici sociali, oggi forse più incisivi nel determinare i rapporti di convivenza tra individui delle norme scritte e formalizzate.

Pietro Insinnamo