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giovedì 18 febbraio 2010

Per il mondo del lavoro è inizata una lunga, solitaria e dolorosa traversata del deserto, ineludibile per approdare a una nuova democrazia. La crisi finanziaria ha dato il colpo finale all'idea di democrazia sorta dalla riflessione economica di Keynes e dalle esperienze della crisi del 1929 e l'ha sostituita con una idea di democrazia che esclude il lavoro. Non è un controsenso: Pericle, già nel V secolo, diceva che democrazia " è parola che usiamo per definire il nostro sistema politico per il fatto che nell'amministrazione esso si qualifica non rispetto ai pochi ma rispetto alla maggioranza. Però, aggiungeva, nella nostra vita pubblica vige la libertà". Tra democrazia e libertà poneva conflitto. R.Reagan in un suo celebre discorso, rivolto ai Democratici di America, disse "...loro vogliono barattare la mia libertà con la loro mensa". Rivendicava una sua libertà contro le conquiste democratiche dei lavoratori. Leggo una intervista a Michael Spencer, economista liberista, il quale afferma che la caduta del consenso per Obama è dovuta alla " furiosa opposizione delle rispettive lobby alle riforme sia della sanità che della finanza, che i Repubblicani stanno cavalcando spregiudicatamente senza occuparsi dei 50 milioni di cittadini senza assistenza nè dei pericoli di un sistema finanziario tutto squilibrato e vulnerabile". Anche i banchieri rivendicano una loro libertà contro la salute dei cittadini. Il passaggio dalla società solidale del dopoguerra alla società delle libertà senza regole attuale è stato preparato da un lungo lavoro di elaborazione culturale che ha imposto affermazioni apparentemente condivisibili, ma cha hanno finito per distruggere la libertà del lavoro. Oggi non c'è nessuna Istituzione, nè civile nè morale, che senta essenziale per se la libertà dei lavoratori. La cultura dominante è cambiata al punto tale che si può arrivare a ritenere scontato che la libertà dei finanziaeri delle Banche di investimento non è barattabile con la vita degli uomini del lavoro. La traversata del deserto della mente sarà lunga il tempo necessario all'affermazione di una nuova cultura che riporti il lavoro a fondamento irrinunciabile della libertà. Per il PD c'è un enorme lavoro da fare.
Mario Santo

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