La visione positiva dei rapporti tra economia e politica
I rapporti tra politica ed economia sono spesso al centro di indagini, opinioni, inchieste, fatti di cronaca, sovente di natura giudiziaria. La vicenda che vede al centro i rapporti tra la Protezione Civile e il mondo dell’industria è solo il più recente degli esempi della criticità che assumono spesso gli intrecci tra politica e economia. Una parte dell’opinione pubblica si è abituata a guardare con sospetto e diffidenza il rapporto organico e sistemico tra politica e politici e economia e imprenditori e manager, come se da quel coacervo di intrecci e di rapporti reticolari non possa che derivare degrado morale ed etico, oltre che danno per la collettività e compromissione dell’interesse generale. Certamente si tratta di una visione di parte e forse forzosa, rappresentativa di un certo modo di vedere questi rapporti da parte di una certa fetta della società italiana. Io sono di un’altra idea. Io sono dell’idea che, integrandosi in una rete di rapporti e di interdipendenze reciproche ispirate a principi etici di tutela dell’interesse generale, di rispetto dell’autonomia delle parti e di reciproco riconoscimento dei diversi ruoli sociali ed istituzionali, politica ed economia possono realizzare sinergie ad alto valore aggiunto sociale.
Ruoli interdipendenti tra politica e economia
Politica ed economia sono tra loro interdipendenti e complementari. Luigi Sturzo sosteneva che l’economia senza etica è diseconomia. Lo diceva negli anni cinquanta e sessanta, anni di boom economico. Lo stesso concetto è ripreso e riproposto da Benedetto XVI nella Sua ultima enciclica, laddove il Pontefice rivolge un appello a tutti gli operatori economici, imprenditori e sindacati, affinchè rimettano al centro delle proprie azioni la persona. L’economia per essere fedele a se stessa e per non tradire la propria natura di scienza umana, votata al servizio dell’uomo, necessita di una dirittura morale, valoriale, etica che non può venire da un approccio tecnicistico. Per assicurare un’etica e un’anima sociale al sistema economico deve intervenire la politica, alla quale è demandato il compito impegnativo di orientare i comportamenti sociali secondo principi etici. D’altro canto la politica è essa stessa strumento al servizio dell’uomo, affinchè questo possa agire e inter-agire in un contesto sociale che lo riconosca e che ne valorizzi il contributo, tutelandone anzitutto la dignità. Per perseguire questi fini la politica ha bisogno dell’economia, nella misura in cui il sistema economico, fatto di imprese e di lavoratori in senso lato, costituisce e fornisce un formidabile veicolo di integrazione sociale, ovvero al tempo stesso l’ambito di produzione dei beni e dei servizi che consentono di soddisfare i bisogni e l’ambito di sviluppo delle relazioni che consentono alle persone di riconoscersi e di interagire.
L’autonomia delle parti
Gli intrecci tra politica ed economia sono molto critici, ma non necessariamente perversi e deleteri. Dall’incontro tra politica ed economia possono derivare vantaggi e benefici di ampia portata sociale. Si pensi ad esempio all’effetto che possono avere sull’occupazione politiche di supporto alle imprese, soprattutto a quelle imprese che hanno maggiore penetrazione nelle dinamiche sociali locali e che sono radicate nei territori. Certamente le sinergie tra politica ed economia sono possibili se ognuna delle parti mantiene la propria autonomia e non deroga alla propria missione. Viceversa, se il politico si improvvisa operatore economico e comincia ad utilizzare la politica come un prodotto o un servizio da vendere al migliore offerente, promettendo ad esempio il soddisfacimento di interessi di parte a scapito di quelli di portata generale, diventa un corrotto. Allo stesso modo se l’imprenditore cede alla tentazione di appropriarsi della politica per farne un fattore produttivo da impiegare al servizio dei propri interessi diventa un corruttore. È bene che politica ed economica operino di comune accordo, concertando strategie e linee di azione votate all’interesse generale, rispettando però i propri ruoli e non cedendo mai alla tentazione di prendere pericolose scorciatoie, che portano alla creazione di corruttele.
La vicenda Protezione Civile e grandi appalti
Della vicenda Bertolaso oggi si può commentare poco, perchè le indagini sono appena partite e siamo solo davanti a titoli di giornali. Però si può dire che la vicenda rappresenta un formidabile esempio di come i rapporti tra politica ed economia siano delicati e, secondo come vengono interpretati dai protagonisti, possono assumere un alto profilo etico o un basso degrado morale. Il clamore di questa vicenda, unica per quanto rilevante, rischia di gettare fango sul pur necessario connubio che politica ed economia devono continuare ad avere, soprattutto a livello locale, per le ragioni sopra appena menzionate. Altre vicende in passato, non molto lontano, hanno rischiato di compromettere l'immagine dei rapporti tra politica ed economia, come ad esempio la vicenda dei rapporti tra politiche sanitarie (soprattutto in Lombardia) ed operatori privati. Il rischio che si corre è che la politica diventi un servizio nelle mani dei politici da utilizzare per regolare in modo artificioso e perverso le dinamiche concorrenziali, a scapito degli imprenditori onesti, degli utenti e dei lavoratori, per trarne vantaggio economico di natura particolare e non generale. Si perseguano i reati e si condannino i colpevoli, ma politici e imprenditori e manager non rinuncino a concertare politiche serie, ad interagire, a creare una rete di relazioni alla luce del sole e per il bene comune; soprattutto a livello locale, laddove le economie di prossimità e le politiche territoriali intrecciandosi diventano volano di sviluppo e fonte di benessere diffuso.
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