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martedì 31 agosto 2010

Sebbene

“... Viva anche la chiusura di certe rotte marine della sofferenza e della morte per migranti d’Africa e dei cinici traffici dei nuovi mercanti di esseri umani, sebbene inevitabile e dolente il pensiero corra ai "respinti e basta", agli uomini e alle donne e ai bambini in fuga dalle guerre e dalla persecuzione che si arenano nei deserti di Libia e nessuno riconosce e nessuno accoglie secondo umanità e secondo le leggi che le nazioni civili si sono date. …”.

Che la (nuova) visita del colonnello Gheddafi nel nostro Paese susciti tanto scandalo, sinceramente mi sorprende. Del resto è chiaro che la ratio della visita può essere ben sintetizzata dal noto adagio pecunia non olet. Quindi chi lo ha invitato ha messo in conto tuta la coreografia. E ha deciso che il (proprio) tornaconto economico ben valeva ridicolizzare un Paese sulla scena internazionale. Una coreografia certamente da avanspettacolo, ma non più rivoltante di quella che ci siamo sorbiti per tutta l’estate. Alcuni amano possedere trenta ville, altri vivere in tenda e girare con trenta purosangue berberi; alcuni amano circondarsi di escort e frequentare minorenni, altri amazzoni e hostess: dove sta la differenza? Che poi ci si sorprenda per il proselitismo, ad uso dei musulmani derelitti del Medio Oriente e dell’Africa, mi lascia stupefatto. Semmai stupisco che 700 emancipate ragazze italiane abbiano trovato normale farsi affittare da Gheddafi.

Se chiedessi ai miei tre lettori di chi sono le parole riportate in apertura e la maggioranza di loro rispondesse “di Bossi o Calderoli o Maroni”, non potrei biasimarli. Ma si sbagliano, purtroppo. Già, perché sono tratte dal fondo di oggi di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire.
Sarò pure un cattolico atipico, ma queste parole mi lasciano ben più basito di tutto il resto. Tarquinio, che pure nell’articolo citato definisce, giustamente, “incresciosi e urtanti” gli incontri di proselitismo islamico a pagamento messi in scena da Gheddafi, sembra invece considerare inevitabili danni collaterali le morti, le torture e i trattamenti inumani della macchina repressiva attivata dal colonnello per impedire a una parte degli immigrati di raggiungere l’Italia dalla coste libiche. Effetti inevitabili, cui riservare non più di un dolente pensiero. Che, per la morale cattolica, il fine giustifichi i mezzi, è cosa francamente a me ignota.
Ma sono certo che l’editore di Tarquinio la pensi ben diversamente da lui. Se L’Europa e con essa l’Italia diverranno a maggioranza musulmane non sarà certo per il teatrino di Gheddafi. Più probabilmente per l’immagine di cristianesimo che danno quegli amici di Gheddafi che hanno concordato con lui le misure anti-immigrazione. E che, proprio oggi, titolano in prima pagina: “l’Europa sia cristiana”.

1 commento:

  1. Ciò che più mi stupisce della bizzarra visita di Gheddafi sono le improvvise indignazioni di tanti cattolici che in questi anni hanno fatto mostra di seguire pedissequamente il verbo berlusconiano anche nei suoi sentieri diciamo più impervi. Costoro infatti, impassibili dinanzi alle curiose frequentazioni notturne del premier (abbiamo infatti appreso che a Palazzo Grazioli, uscito Gianni Letta, entrava la D'Addario) o alle non meno curiose abitudini diurne (quali ad esempio corrompere giudici e testimoni), hanno avuto un soprassalto di coscienza di fronte al teatrino messo in scena dal raìs libico.
    Proprio oggi "La Stampa" pubblica una lettera a firma di Maurizio Lupi, PDL, vicepresidente della Camera, e Mario Mauro, capogruppo del PDL al Parlamento Europeo, i massimi esponenti politici, insieme al "celeste" Formigoni, di Comunione e Liberazione. I due scrivono: "E' ancora opportuno offrire il nostro Paese come palcoscenisco per gli spettacoli del raìs ? Come mai scene e appelli come quello di domenica non si vedono mai in Germania o nel resto dell'Europa'".
    Già, come mai ?
    Ai due illustri cattolici, ciellini e pidiellini, mi permetto di porgere anch'io due domande.
    1) In quale Paese europeo una ex soubrette, diventata ministro per meriti "sportivi", viene invitata ad un prestigioso appuntamento di riflessione socio-culturale a parlare di "cattolici impegnati in politica" e riceve abbondanti applausi dalla platea ?
    2) In quale Paese europeo un banchiere, già condannato per bancarotta fraudolenta, viene invitato allo stesso prestigioso meeting per discettare di economia e politica e viene osannato dalla platea ?
    Purtroppo entrambe le domande hanno la medesima risposta: in Italia e più precisamente al meeting ciellino di Rimini che l'anno scorso ha tributato imponenti ovazioni al ministro Carfagna e quest'anno a Cesare Geronzi.
    Cari Lupi e Mauro, forse è il caso di riflettere sulle parole del cardinale Bagnasco che ha invitato i politici, cattolici in primis, a mostrare coerenza tra parole e fatti.
    Magari, se aveste mostrato tale coerenza in questi anni, ci saremmo risparmiati tanti spettacoli indecorosi, ultimo dei quali quello del leader libico; l'ultimo, non certo il peggiore.

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