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domenica 10 gennaio 2010

Sostenere la Bonino? Un errore

Si discute molto in questi giorni attorno al sostegno del PD alla auto-candidatura di Emma Bonino alla presidenza della regione Lazio. E sembra che tutto ruoti attorno alla sua accettazione da parte della componente cattolica del partito. Ma è veramente così?
Se mi chiedete un giudizio politico su Emma Bonino rispondo che è persona seria, competente. Onesta. E oggi non è poco. Se mi chiedete se la voterei per alla presidenza di una regione, rispondo no.
Se mi chiedete il perché, rispondo che non mi sento rappresentato da lei e tantomeno dal partito nel quale milita da sempre. Faccio due esempi. Il partito Radicale, in economia, non fa mistero del suo iper-liberismo; nel modello di relazioni sociali non nasconde il suo iper-individualismo. Nulla di più distante dalle mie convinzioni: economia sociale di mercato e solidarismo comunitario. E, ne sono certo, nulla di più distante dai valori del PD che a queste mie convinzioni ritengo molto vicino. Diversamente non lo avrei scelto. Non per nulla uno studio dell’Istituto Cattaneo dimostra come, alle recenti elezioni europee, i Radicali hanno raccolto molti più voti a destra che non nel centrosinistra. Con i Radicali ritengo quindi possibile condividere battaglie su singoli punti anche qualificanti, non delegare loro la guida di una regione.
Almeno per questi motivi il PD non può scegliere di appoggiare la Bonino. Senza scomodare le diverse sensibilità tra credenti e non. La mancata effettuazione delle primarie è sicuramente un vulnus non trascurabile. Ma nel caso Bonino mi sembrano prevalere considerazioni di merito come quelle che ho esposte. Se il PD la scegliesse dimostrerebbe che la ricerca di una sua identità è ancora all’inizio. E sarebbe davvero un peccato.
Certo l’auto-candidatura della Bonino é conseguenza della agonica situazione del PD nel Lazio. Certo ci sono i problemi relativi alle alleanze anche in altre regioni e le scelte a livello nazionale che sicuramente influiscono e che non possono essere trascurate. Ma dopo il disastro che stiamo combinando in Puglia (li le primarie sono sicuramente necessarie) e la scelta al ribasso effettuata in Lombardia, perché nel Lazio perdere l’identità oltreché le elezioni?
E poi, nel PD, non mancano esponenti che nulla hanno da invidiare alla serietà, competenza e onestà della Bonino. E in più rappresentano a tutto tondo il partito. Rosy Bindi o Enrico Letta sono sicuramente due di questi.

1 commento:

  1. La candidatura nel Lazio di Emma Bonino mostra inequivocabilmente che il PD ha scelto la sua strada.

    E, come molti temevano, e qualcuno da tempo denunciava, la strada scelta dal PD è quella di rappresentare la versione “moderna” della storia politica della sinistra italiana; un PD come evoluzione del PCI – PDS - DS.

    E in questa versione moderna, dei due pilastri che hanno costituito le architravi del pensiero politico della sinistra italiana, il comunismo e l’affermazione dei “diritti di libertà”, caduta, anzi, crollata sotto il muro di Berlino, la prima, non rimane che avvinghiarsi alla seconda.

    Da qui l’evoluzione (o involuzione ?) della sinistra che, dimentica della dimensione sociale e quindi comunitaria insita nella propria storia, non fa altro che rivendicare diritti di libertà per l’individuo: aborto, divorzio, DICO e via discorrendo.

    Senza neppure accorgersi che le battaglie per i diritti di libertà degli individui, considerati come monadi isolate dal contesto comunitario nel quale vivono, portano ad un progressivo inaridimento del tessuto sociale di cui fanno le spese gli ultimi, i più deboli, cioè coloro verso i quali la sinistra dovrebbe rivolgere la propria attenzione.

    Con un PD allegramente indirizzato in questo piano inclinato verso il nulla, chi pensa ancora alla politica come strumento per realizzare il bene comune, perché la comunità è fatta di persone e non di individui, non può quindi rimanere inerte, ma deve costruire da subito un’alternativa, le famose “strade nuove” che più di un anno fa ci indicava Padre Sorge.

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