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lunedì 25 gennaio 2010

La lezione di Nichi

Nichi Vendola ha meritatamente vinto le primarie impartendo al nostro partito, e non a Francesco Boccia, una dura lezione che non può più essere ignorata'. Anche la più razionale delle strategie politiche non può essere calata dall'alto e non può essere attuata ignorando i sentimenti di rispetto e di affetto delle persone nei confronti di quei pochi politici che nel bene e nel male sono sintonizzati con il senso comune. Questa e' la lezione che tutto il Pd deve apprendere e trasformare nello spirito col quale affrontare la prossima campagna elettorale”.

Queste parole di Michele Emiliano, presidente del PD pugliese, mi sembra fotografino bene una situazione ancora troppo diffusa nel mio partito. Dove una nomenclatura che si ritiene illuminata tenta di perpetuare se stessa imponendo candidati che elettori e simpatizzanti non capiscono e rifiutano. Piuttosto che lavorare a programmi condivisibili.

Con le dovute proporzioni, l’iter che la segreteria provinciale di Varese ha adottato per la formazione delle liste alle prossime regionali, condivide con la Puglia errori di metodo e merito. Anche qui nessun ascolto della base, se non per chiamarla a completare scelte sostanzialmente già preconfezionate.

Purtroppo ci si attarda in queste piccolezze. E il progetto originario di un grande partito di centrosinistra, nato per dare un futuro migliore a ciascuno di noi, fatica a decollare. Nonostante la base, quando consultata, lo chieda a gran voce. Come in Puglia.

Insegnerà qualcosa la lezione di Nichi?

1 commento:

  1. La vittoria, anzi, il trionfo, di Nichi Vendola sul povero Boccia fornisce lo spunto per una riflessione sulla seconda repubblica (in breve SR).
    Cos’è la SR se non il trionfo dell’antipolitica ? Nata sull’onda di Mani Pulite e del disgusto per la politica, la SR vive ancora, dopo quasi vent’anni, di antipolitica. E l’antipolitica si nutre di populismo e leaderismo, i tratti caratteristici della SR.
    E’ così a destra dove i partiti nascono sul predellino di un’auto in Piazza S. Babila, dove le scelte politiche si fanno la mattina dopo aver letto i sondaggi e dove trionfa la Lega che orgogliosamente rivendica il suo “sentire l’umore del popolo”.
    Ma è così anche a sinistra, dove spopola il giustizialismo girotondino di Di Pietro o la sbornia da primarie del PD, anch’esso alla (perenne) ricerca non di idee e identità, ma di leaders da contrapporre a Berlusconi. Impresa improba, chè sul piano del leaderismo e del populismo Bossi e Berlusconi sono e saranno invincibili. Infatti il duo B & B ha già consumato una mezza dozzina di leaders (o presunti tali) del centro-sinistra (da Prodi ad Amato, da D’Alema a Rutelli, da Veltroni a Franceschini, e con Bersani siamo a metà cottura).
    La sbornia da primarie è il segno, l’ennesimo, della subalternità culturale della sinistra alla destra: lo spartito politico lo scrive la destra da almeno un decennio, la sinistra segue arrancando.
    La selezione della classe dirigente non può essere demandata alle primarie, ma è conseguenza di un cammino di formazione. Formazione basata sulle idee. Già, ma bisognerebbe averle. E la sinistra italiana non ne ha da un pezzo: infatti chi le ha avute (Prodi e Rutelli) nel PD non c’è.
    Chiosa: se al posto del povero Boccia ci fosse stato un pugliese DOC (in tutti i sensi) come Aldo Moro, anche lui avrebbe perso contro Vendola.
    Non basta questo per capire che bisogna cambiare strada ?

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