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domenica 12 settembre 2010

Sinistra "radicale": la misura del tradimento dell'idea del PD

L'avversario politico come un nemico, che non ha diritto di esprimere le proprie opinioni, e che va quindi fatto tacere, anche ricorrendo alla violenza, verbale e fisica.
Questa è la politica secondo quelli che hanno, con le proprie prodezze, "animato" la festa del PD a Torino: la scorsa settimana impedendo a Schifani di partecipare ad un dibattito con Fassino e, nei giorni scorsi, inscenando una violenta gazzarra contro il segretario della Cisl Bonanni. Entrambi nemici, entrambi zittiti.
Individui e gruppi che fanno politica usando la violenza. E che trovano comprensione, giustificazione e tolleranza tra le forze politiche della sinistra "radicale". Ricordiamo bene che la scorsa estate il nuovo profeta della sinistra italiana, Nicky Vendola, elencò, durante un intervento pubblico, i suoi "eroi": Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Giuliani.
Proprio così: Falcone e Borsellino, uccisi dalla mafia in quanto uomini dello Stato, assimilati a Carlo Giuliani, ucciso durante i violenti scontri al G8 di Genova.
Incredibile e vergognoso.
E proprio il rapporto con la sinistra "radicale" offre la misura della distanza che separa il PD attuale rispetto a ciò che era nel 2007, alle sue origini.
Walter Veltroni evidenziò subito la volontà di non allearsi con la sinistra "radicale". Un gesto chiaro, limpido, che evidenziava la rottura del PD rispetto alla tradizione comunista; una scelta fatta con lo sguardo rivolto al futuro, un futuro nel quale per Veltroni non c'era più posto per la tragica utopia comunista. Un atto di chiearezza e di coraggio, fatto con la forza di chi, per affermare un'idea e vincere la guerra, è disposto a perdere la battaglia: purtroppo Veltroni perse le elezioni del 2008.
Ma, caduto Veltroni, il coraggio della rottura con la sinistra "radicale" si è perso e, piano piano, si è ritornati ad abbracciare la teoria del "nessun nemico a sinistra" fino ad arrivare al patto di desistenza tra PD e "sinistra radicale" siglato recentemente tra Bersani e i vari Vendola e Ferrero. Alle prossime elezioni politiche PD e sinistra "radicale" si strizzeranno l'occhio: un ritorno al passato, con un unico obiettivo, vincere le elezioni, senza il benchè minimo disegno di progettualità per l'Italia del futuro.
Il PD delle origini e l'attuale PD: due soggetti politici diversissimi.
Qualcuno si è accorto dell'involuzione e se ne è andato. Chi è rimasto o non se ne è accorto o pensa che il futuro dell'Italia passi attraverso alleanze con chi si richiama al comunismo e tollera la violenza politica.
Auguri, compagni !

1 commento:

  1. Nell'intervento di Domenica sera a Torino di Pierluigi Bersani ci sono molte risposte alle osservazioni di Mattia. Provo a elencarne alcune.
    1)EROI - Dice Bersani: "sia chiaro che i nostri eroi si chiamano Falcone e Borsellino. Gli altri non sono eroi. E comunque non sono nostri".
    2)RITORNO AL PASSATO - Dice Bersani: "Quella dell'Unione è un'esperienza finita, alla quale non siamo interessati".
    3)CONTESTAZIONI - Certo Feltri, Belpietro e Minzolini hanno fatto l'impossibile per dire che il PD è stato connivente con chi ha organizzato le violente contestazioni a Schifani e Bonanni. Non sorprende. Fortunatamente un servizio mandato da Mentana nel suo TG serale ha mostrato con le immagini che è avvenuto esattamente il contrario. Ammissione che, lo dico per amore di verità, è stata fatta propria anche da più di un esponente del centrodestra.
    Rispetto le opinioni e la libertà di parola di tutti, ci mancherebbe. Confesso, però, che mi piacerebbe discutere a partire da situazioni realmente accadute più che da loro fantaiose interpretazioni. Almeno su questo nostro blog.

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