Sei interessato a discutere di società e politica? Qui puoi farlo con noi e con chi lo desidera. Con il solo limite del rispetto reciproco. Augusto, Mario, Mattia, Maurizio e Pietro ti danno il benvenuto.

sabato 19 dicembre 2009

Il piccolo Thomas e la Festa delle Luci

Alla porta di un condominio vicino al mio è comparso un paio di giorni fa un cartello festoso. Annuncia la nascita del piccolo Thomas. Il piccolo Thomas ha genitori italianissimi, che hanno scelto per lui un nome inglese. Certo è un nome cristiano, ma so di sicuro che questo pensiero non ha attraversato le menti dei due genitori. Molto di più hanno contato la loro esterofilia e l’esoticità del nome stesso.

Questo fatto minimo mi riporta alla mente il maestro di Cremona che ha deciso di sostituire la celebrazione del Natale con quella di una più generica - e, secondo lui, accogliente - Festa delle Luci. Di ieri è la notizia che l’insegnante ha ottenuto il permesso definitivo del suo dirigente scolastico: la Festa delle Luci a Cremona effettivamente si farà. Di conseguenza molti, sulla stampa e nel mondo politico, hanno iscritto il maestro nel libro nero dei responsabili dell’inarrestabile annacquamento delle tradizioni nazionali. E segnatamente, delle nostre tradizioni cristiane.

Io non sto dalla parte di chi prevede la diluizione, il declino e addirittura la perdita della nostra identità. Sto dalla parte di chi ritiene la contaminazione culturale inevitabile e creativa. Quel che mi interessa segnalare è però altro: a mio parere, l’episodio di Cremona non è causa ma effetto.

È la nascita negli ultimi venticinque anni di tanti piccoli Thomas italiani - e correlative Jessica e Samantha - ad aver generato l’atmosfera che rende proponibile e praticabile una Festa delle Luci. Siamo noi italiani a desiderare, sperimentare, abbracciare per primi quel che viene da fuori. Ritenendolo spesso migliore di ciò che già abbiamo a disposizione. Vedi la Notte di Halloween, la cui celebrazione si diffonde in Italia e nell’intero Occidente a macchia d’olio. Il fenomeno parte da lontano ed ha poco a che vedere - come invece molti sostengono - con l’aumento della popolazione straniera in Italia.

Se fossi nei panni degli avversari del maestro cremonese cambierei strategia. Prendersela con le tradizioni “altre” è dannoso, perché genera rancore, e inutile, perché il divieto non elimina il desiderio o il bisogno di nuovo. Lasciamo che tutti festeggino quel che vogliono. E lavoriamo sulla nostra gente perché riscopra il significato e il sapore delle tradizioni indigene più antiche e belle. Lo dico da sostenitore della contaminazione culturale. Solo partendo da ciò che è già nostro possiamo assorbire ciò che è diverso senza farcene sopraffare. E solo per questa strada il piccolo Thomas diverrà un individuo completo, sicuro della propria identità, capace di convivere con la globalizzazione.

2 commenti:

  1. Mi verrebbe da dire, senza astio e lontano da ogni derisione, che il maestro di Cremona è un primitivo.
    Molte civiltà primitive, come molte religioni pre-cristiane celebravano il 25 Dicembre come festa della luce. Il 21 Dicembre cade il solstizio d’inverno, ma è solo verso il 25 che il sole sembra arrestare il suo percorso calante iniziato il 21 Giugno: non per nulla solstizio, che viene dal latino, significa sole fermo. Ecco perché i cristiani, che in Gesù Cristo vedono la vera luce del mondo, hanno scelto quella data come natale di Cristo.

    Ciò premesso ci si potrebbe chiedere se la scelta del maestro sia o meno condivisibile.
    Personalmente ritengo abbia fatto bene ad inventarsi una generica festa della luce: visto il cattivo gusto imperante di questi tempi, avrebbe potuto essere tentato da ben di peggio. Ma credo abbia fatto male a volerla sostituire a quella del natale di Cristo. Non ritengo sia un problema di tradizioni indigene da conservare o difendere, quanto di non indulgere in un sincretismo foriero di inutile confusione. La contaminazione culturale, che non subisco come ineluttabile portato della globalizzazione, ma alla quale attribuisco un valore intrinsecamente positivo, non si raggiunge confondendo una ricorrenza con un’altra. Semmai valorizzandole entrambe, se ne vale la pena.
    Buon Natale a tutti. Maestro cremonese incluso.
    Augusto

    RispondiElimina
  2. Il maestro di Cremona, sostituendo la festa per il Natale con la festa delle luci, prende “luci” per lanterne.
    Da tempo il Natale italiano non è più la festa della Luce (Gesù che viene nel mondo), ma è diventata la festa delle luci (le vetrine di negozi e centri commerciali).
    Da tempo si è perso il senso ultimo (e primo) di questa ricorrenza, travolto dall’incessante corsa agli acquisti, che ormai è diventata il vero sentimento comune intorno al Natale.
    Certo di questa perdita di senso gli stranieri di altre fedi non portano alcuna responsabilità; la perdita del significato ultimo del Natale è causata dal prevalere della “cultura del consumo” che ha surclassato ogni altro senso.
    Vale per il Natale, come per altre ricorrenze; emblematica quella di Ognissanti, che da un decennio è diventato un fiorire di zucche e streghe, in omaggio ad Halloween.
    Davvero il maestro di Cremona pensa che agli stranieri di altre fedi darebbe fastidio vedere gli italiani vivere il Natale con la stessa partecipazione con cui essi stessi vivono ad esempio il Ramadan ?
    Se lo pensa sbaglia. Più probabile che uno straniero di altra fede rimanga stupito della facilità con cui antiche tradizioni vengono superficialmente messe da parte.
    Un errore che un musulmano o un induista non farebbero mai.
    Mattia

    RispondiElimina