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sabato 8 maggio 2010

Riflessioni su discorso di Franceschni a Cortona

Molto denso il discorso che oggi Franceschini ha fatto a Cortona: quattro passi in particolare mi hanno colpito.

"Difendere lo stato di diritto, il parlamento, la costituzione, i principi di legalità, le intercettazioni come strumento per contrastare il crimine, difendere i valori più sani della società italiana non è antiberlusconismo: è il primo dovere del partito democratico, il debito che noi abbiamo nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto, quelle che ci hanno consegnato diritti e libertà da custodire, rinnovare e tramandare alle generazioni che verranno dopo di noi".
E' vero, noi crediamo in un modello di società fondato sull'uguaglianza, sul diritto, sulla giustizia, sulla multiculturalità. E' ora che il PD con chiarezza, con progetti concreti, con proposte valide, trasmetta alle persone che un altro modello di società, diverso da quello imposto dal berlusconismo, è possibile! Ma per fare questo è necessario un presupposto essenziale: l'unità. Quando si legge che all'interno del PD ci sono diverse proproste sulla giustizia e sul lavoro e che non si riesce a trovare una sintesi comune su questi temi, cosa pensa la gente comune? E' necessario che la discussione trovi una sintesi! Al PD non manca la discussione dei temi, ce n'è fin troppa...ma manca una sintesi condivisa. E questa è la prima sfida da raccogliere! Anche questo è un debito che abbiamo nei confronti delle generazioni che ci hanno preceduto, e in particolare dei Padri costituenti.
Pure nella nostra provincia varesina sarebbe ora di passare dalla discussione alla sintesi: i circoli in questi anni hanno lavorato molto, hanno discusso, c'è nei nostri comuni una ricchezza straordinaria di idee e di proposte. Quando ci decideremo a tenerne conto per partire da lì a dire la nostra idea di provincia? Per quanto ancora perderemo tempo dietro a riunioni e tabelle inutili?

"Se siamo qui, se scommettiamo ancora sul progetto originario così come lo abbiamo sognato, è perché siamo convinti che il Pd o è davvero un partito nuovo, capace di andare oltre la semplice addizione delle storie e delle identità precedenti, oppure è destinato ad un rapido tramonto".
Aggiungerei una cosa: il PD non deve essere nemmeno la somma di correnti...è giusto che ognuno abbia i suoi riferimenti a livello del partito, ma sarebbe sbagliato ragionare all'interno del partito sempre e solo in termini di correnti. Perchè ormai, invece, il metodo è questo, già a partire dalle nostre piccole realtà provinciali. E quando capiremo che la gente nei circoli chiede altro? Chiede di poter ragionare non sulle appartenenze ma sulle idee?

"Abbiamo perso le elezioni. Non perché per poche migliaia di voti non abbiamo conquistato due regioni in bilico. Ma perché abbiamo registrato una grave emorragia di consensi in termini assoluti. Più di quattro milioni di voti dalle politiche del 2008, più di un milione dalle europee dello scorso anno. Siamo al punto più basso della nostra brevissima storia. Non mettiamo questa grave sconfitta sul conto di nessuno, ma chiediamo che l'analisi della sconfitta sia rigorosa e approfondita e sgombri il campo ad alcuni equivoci pericolosi che hanno messo a rischio il progetto".

Sì, è vero, è necessaria un'analisi rigorosa e approfondita della sconfitta, senza però voler trovare capri espiatori. Ma l'analisi va fatta, è doveroso farlo! Anche qui nella nostra provincia. Un'analisi, come dice Franaceschini, rigorosa! Non qualcosa che si fa per formalità, come abbiamo fatto anche qui a Varese, ma per cambiare pagina, per ripartire dagli errori fatti. A molti fa comodo tutelare lo "status quo" perchè significa tutelare la propria posizione: ma cerchiamo di andare al di là del nostro interesse personale e cerchiamo, almeno ora, di difendere gli interessi del partito. E il vero, unico interesse del PD è il cambiamento!

"Non so se è troppo di sinistra, ad esempio, pensare ad una moratoria nell'acquisto di sistemi d'arma da parte del nostro governo. Ma credo che in un frangente come questo di gravissima crisi sociale, nel quale si fatica a racimolare le risorse per lenire la sofferenza di centinaia di migliaia di persone, sia francamente incomprensibile, e direi anche oltre la soglia delle cose moralmente accettabili, spendere in armi da guerra".

Che bello questo richiamo di Franceschini! Da quanto tempo nessuno aveva il coraggio di denunciare le grandissime spese nelle armi, per paura di essere giudicati "troppo di sinistra".E' un bel segno, il segno che dobbiamo davvero tornare a credere profondamente nelle nostre idee senza alcuna paura! E' l'ora del coraggio!



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