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domenica 3 ottobre 2010

Amareggiato da mons Fisichella

Salvatore Fisichella è stato, per anni, docente di teologia fondamentale alla Gregoriana. E’ quindi pienamente conscio del significato delle sue parole quandi dice, a proposito della bestemmia di Berlusconi, che bisogna contestualizzre. E se lo dice, come appare palese, per limitarne la gravità, lascia basiti. Perchè la contestualizzazione peggiora la gravità della bestemmia pronunciata da Berlusconi.

Un conto è una bestemmia pronunciata da chi si trova a operare in condizioni fisiche di fatica estrema oppure vive situazioni nelle quali la bestemmia è quasi un intercalare comunemente praticato. Altro è quella assolutamente gratuita pronunciata da un Presidente di Consiglio dei Ministri al solo scopo di offendere, con la peggior cattiveria possibile, un avversario politico che evidentemente lo ossessiona (alla quale ho già espresso tutta la mia stima e solidarietà).

Insomma: non sono sorpreso dal bestemmiare gratuito di Berlusconi (sarebbe realistico aspettarsi di più o di meglio?); come cattolico sono invece profondamente amareggiato dalla superficialità di mons. Fisichella.

1 commento:

  1. La vicenda della bestemmia del (poco) onorevole Berlusconi ci fornisce una conferma e una novità. La conferma riguarda la scarsa dimestichezza del premier con i dieci comandamenti: nota da tempo è la sua ridotta comprensione del divieto di commettere adulterio e del divieto di desiderare la donna altrui; poco significativo ai suoi occhi il no al pronunciare falsa testimonianza (chiedere all'avvocato Mills per ragguagli); sul "non rubare" ha preferito la prescrizione terrena all'assoluzione divina; ora sappiamo che anche pronunciare il nome di Dio invano non è divieto che lo turbi più di tanto.
    Evidentemente, grazie alla stretta conoscenza con Don Verzè, che lo ha definito "uomo della Provvidenza", pensa di poter ottenere anche nell'aldilà un robusto sconto di pena.
    La novità della vicenda invece sta proprio nella singolare uscita di mons. Fisichella: il suo invito a contestualizzare, cioè a relativizzare rispetto al contesto, appare stridente con il forte, continuo richiamo del Santo Padre contro il "relativismo etico", male moderno della nostra civiltà. Se per un illustre prelato i "dieci comandamenti" possono essere relativizzati, vuol dire che la cultura del "relativismo etico" ha ormai dilagato, persino in Vaticano. E ciò non può che suscitare sconcerto e amarezza.

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