Ho sentito il prof. Galli, ordinario di storia delle dottrine politiche, affermare che il vantaggio del federalismo fiscale consiste nel far coincidere nelle Regioni e nei Comuni i centri di spesa con i centri di prelievo. Questa circostanza poi, secondo il professore, attiverebbe dei meccanismi delatori che funzionerebbero a livello locale da disincentivo all'evasione fiscale. Credo che, restando nel campo del confronto tra opinioni diverse, ci siano argomenti per dissentire. Due in particolare: l'attività di prelievo risulta essere più efficiente se organizzata sulla grande scala; la moltiplicazione dei centri di prelievo produrrebbe una esplosione di costi non controllati. Per quanto riguarda le attività di prelievo dobbiamo intenderci: una cosa è la riscossione, altra cosa è la titolarità del gettito. Gestire il prelievo in modo accentrato, quindi con una unica struttura di riscossione (composta da un complesso sistema fatto di flussi documentali, dichiarazioni, controlli, analisi ed elaborazione dei dati, ecc...), non significa necessariamente accentrare anche la titolarità di quel gettito e quindi la potestà decisionale che lo riguarda. Resta comunque possibile distribuire il potere decisionale secondo criteri tutti da definire. Casomai sarebbe più interessante ridefinire gli equilibri negoziali tra Centro e Periferia, tra Stato e Regione, rendendo ad esempio più contendibile proprio quel potere decisionale e quella titolarità delle somme riscosse che oggi sono ben saldi nelle mani dello Stato centrale. Il federalismo fiscale rappresenta una seria minaccia per l'equilibrio di bilancio dello Stato. Centri di spesa e centri di prelievo possono continuare a risiedere in posti diversi. Le Regioni sappiano porre in modo serio la questione politica ed istituzionale della maggiore disponibilità di gettito di loro competenza.
Pietro Insinnamo
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