Riparto dal post di Mattia dal medesimo titolo, che invito a leggere cliccando il link a destra nella home page di Zone di Confine. Mattia stigmatizza l'incoerenza presente sia a destra che a sinistra nel rapporto tra etica sociale ed etica della vita, sancite indivisibili dalla CEI e dal magistero della Chiesa. La destra si mostra incoerente nel difendere l'etica della vita e nel non praticare alcuna etica sociale (difende l'ostentazione del crocifisso, tratta i migranti come bestie, dice Mattia). La sinistra pratica un'etica sociale ma non difende l'etica della vita (accoglie i barconi di disperati, è a favore dell'aborto, dice sempre Mattia). Sia a destra che a sinistra ci sono molti politici cattolici, per la verità più a detra che a sinistra. Ma questo è un fatto marginale. Il punto è un altro: la diaspora democristiana ha prodotto un vuoto politico - culturale di pensiero, prima ancora che di consenso. Nessuno ha nostalgia della DC, soprattutto delle sue incoerenze e dei suoi difetti. Ma alla politica, alle istituzioni ed alla società italiana manca la presenza forte, determinante e condizionante di una formazione politica di chiara e non mascherata impostazione culturale cattolica. Non confessionale, certamente laica, ma di dichiarata ispiriazione cattolica. Una formazione che senza dover rendere conto e fare concesssioni a componenti interne di stampo liberal, radical-chic, progressiste, conservatrici, possa praticare senza timore sia la difesa della vita (declinata nei suoi molteplici aspetti), sia la difesa di un'etica sociale adeguata alle sfide di oggi e di domani.
Pietro Insinnamo
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