venerdì 4 marzo 2011
domenica 31 ottobre 2010
Il cuoco di bordo
L'autonomia dei laici cattolici in politica è un dato ormai acquisito. Lo è in considerazione del fatto che, dalla medesima fede in Cristo, non necessariamente deriva una e una sola opzione politica. La prima, del resto, attiene la sfera dell'assoluto; la seconda quella dell'opinabile, del transeunte. Certo rimane il necessario riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa. Che proprio perchè dottrina, aggiorna continamente se stessa con l'obiettivo di indicare scelte concrete che, rimandando ad una rivelazione immutabile, ne interpretano il messaggio alla luce delle diverse condizioni sociali.
Non sono quindi le ultime penose vicende che interessano il Presidente del Consiglio ad indurmi a invitare chi, cattolico, ha scelto il Popolo delle Libertà a "ravvedersi" e raggiungermi nel Partito Democratico. Oso credere che, per un cattolico, aver scelto il centrodestra, abbia motivazioni più profonde che non la presenza di Silvio Berlusconi. Come per me scegliere il PD nulla ha a che vedere con una qualsiasi forma di antiberlusconismo.
Piuttosto chiedo quali ragioni possano indurre un cattolico del PdL a continuare ad accettare che il suo partito di riferimento abbia come leader Silvio Berlusconi. Come sia possibile che continui a sostenere un governo il cui Presidente del consiglio di Ministri sia Silvio Berlusconi. Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad un caso di eterogenesi dei fini.
Abbiano più coraggio i cattolici del PdL. Rifiutino l'afasia in cui li confina una situazione che ha ormai superato il grottesco. Non attendano una presa di distanze ufficiale della Chiesa italiana per agire! Si assumano la responsabilità propria dei laici cattolici in politica tornando a porre al centro della loro azione il bene comune del Paese.
“La nave [cioè la società] ormai è in mano al cuoco di bordo; e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani”(Soren Kierkegard, 1845).
Forse oggi è questo il compito più urgente dei laici cattolici in politica. Di centrodestra come di centrosinistra. Rimandare il cuoco in cambusa perchè i passegeri possano tornare a scegliere la rotta della nave.
Non sono quindi le ultime penose vicende che interessano il Presidente del Consiglio ad indurmi a invitare chi, cattolico, ha scelto il Popolo delle Libertà a "ravvedersi" e raggiungermi nel Partito Democratico. Oso credere che, per un cattolico, aver scelto il centrodestra, abbia motivazioni più profonde che non la presenza di Silvio Berlusconi. Come per me scegliere il PD nulla ha a che vedere con una qualsiasi forma di antiberlusconismo.
Piuttosto chiedo quali ragioni possano indurre un cattolico del PdL a continuare ad accettare che il suo partito di riferimento abbia come leader Silvio Berlusconi. Come sia possibile che continui a sostenere un governo il cui Presidente del consiglio di Ministri sia Silvio Berlusconi. Nella migliore delle ipotesi siamo di fronte ad un caso di eterogenesi dei fini.
Abbiano più coraggio i cattolici del PdL. Rifiutino l'afasia in cui li confina una situazione che ha ormai superato il grottesco. Non attendano una presa di distanze ufficiale della Chiesa italiana per agire! Si assumano la responsabilità propria dei laici cattolici in politica tornando a porre al centro della loro azione il bene comune del Paese.
“La nave [cioè la società] ormai è in mano al cuoco di bordo; e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani”(Soren Kierkegard, 1845).
Forse oggi è questo il compito più urgente dei laici cattolici in politica. Di centrodestra come di centrosinistra. Rimandare il cuoco in cambusa perchè i passegeri possano tornare a scegliere la rotta della nave.
mercoledì 6 ottobre 2010
Se un sindacato torna nel mirino
Da tempo sostengo che la classe sindacale italiana rischia di non essere all'altezza dei problemi del mondo del lavoro oggi. Tutta la classe sindacale. Non lo è la CGIL, che di fronte a qualsiasi occasione di confronto con la sua naturale controparte, dice no; a priori. Non lo è la CISL, (il sindacato al quale sono iscritto da oltre vent'anni) il cui segretario Bonanni è diventato la cinghia di trasmissione del pensiero (?) del ministro Sacconi. Non lo è la UIL, che segue le mosse della CISL. Ne consegue la totale solitudine dei lavoratori proprio nel momento in cui più necessaria sarebbe la presenza di un sindacato illuminato.
Ma le aggressioni subite oggi dalla CISL non appartengono al confronto tra le parti sociali. Un confronto che può certo essere rude nei toni e duro nei contenuti, ma che si deve mantenere sempre e comunque nell'alveo del confronto democratico. Appartengono invece a quel tipo di scontro che disconosce la controparte. Che non conosce avversari, ma nemici. E come tali li colpisce considerando lecito ogni metodo di lotta.
Sono preoccupanti i fatto accaduti oggi ad alcune sedi della CISL. Ultimi di una inaccettabile serie di episodi di intolleranza.
Se ne occupi il ministro Maroni, se ne è capace.
Se ne renda conto la classe sindacale tutta.
Prima che episodi come questi cedano il posto ad azioni ancora più gravi.
Prima che sia troppo tardi.
Ma le aggressioni subite oggi dalla CISL non appartengono al confronto tra le parti sociali. Un confronto che può certo essere rude nei toni e duro nei contenuti, ma che si deve mantenere sempre e comunque nell'alveo del confronto democratico. Appartengono invece a quel tipo di scontro che disconosce la controparte. Che non conosce avversari, ma nemici. E come tali li colpisce considerando lecito ogni metodo di lotta.
Sono preoccupanti i fatto accaduti oggi ad alcune sedi della CISL. Ultimi di una inaccettabile serie di episodi di intolleranza.
Se ne occupi il ministro Maroni, se ne è capace.
Se ne renda conto la classe sindacale tutta.
Prima che episodi come questi cedano il posto ad azioni ancora più gravi.
Prima che sia troppo tardi.
domenica 3 ottobre 2010
Amareggiato da mons Fisichella
Salvatore Fisichella è stato, per anni, docente di teologia fondamentale alla Gregoriana. E’ quindi pienamente conscio del significato delle sue parole quandi dice, a proposito della bestemmia di Berlusconi, che bisogna contestualizzre. E se lo dice, come appare palese, per limitarne la gravità, lascia basiti. Perchè la contestualizzazione peggiora la gravità della bestemmia pronunciata da Berlusconi.
Un conto è una bestemmia pronunciata da chi si trova a operare in condizioni fisiche di fatica estrema oppure vive situazioni nelle quali la bestemmia è quasi un intercalare comunemente praticato. Altro è quella assolutamente gratuita pronunciata da un Presidente di Consiglio dei Ministri al solo scopo di offendere, con la peggior cattiveria possibile, un avversario politico che evidentemente lo ossessiona (alla quale ho già espresso tutta la mia stima e solidarietà).
Insomma: non sono sorpreso dal bestemmiare gratuito di Berlusconi (sarebbe realistico aspettarsi di più o di meglio?); come cattolico sono invece profondamente amareggiato dalla superficialità di mons. Fisichella.
Un conto è una bestemmia pronunciata da chi si trova a operare in condizioni fisiche di fatica estrema oppure vive situazioni nelle quali la bestemmia è quasi un intercalare comunemente praticato. Altro è quella assolutamente gratuita pronunciata da un Presidente di Consiglio dei Ministri al solo scopo di offendere, con la peggior cattiveria possibile, un avversario politico che evidentemente lo ossessiona (alla quale ho già espresso tutta la mia stima e solidarietà).
Insomma: non sono sorpreso dal bestemmiare gratuito di Berlusconi (sarebbe realistico aspettarsi di più o di meglio?); come cattolico sono invece profondamente amareggiato dalla superficialità di mons. Fisichella.
martedì 28 settembre 2010
La Lega e il colpevole silenzio del PD varesino
Nei partiti i congressi costituiscono un momento fondamentale, nel quale vengono definiti linea politica e indirizzi programmatici.
Naturale guardare con curiosità al congresso provinciale del PD per capirne gli orientamenti, soprattutto in relazione al rapporto con la Lega, che proprio nel varesotto ha la propria terra di elezione, perchè varesotti sono, tra gli altri, Bossi e Maroni.
Ecco cosa ritroviamo nel documento di indirizzo programmatico del candidato unico alla segreteria provinciale del PD, Taricco: "E’tempo di assumere un atteggiamento fermo nei confronti della Lega. Dalla nostra provincia deve partire un’azione capillare per smascherare le ambiguità del carroccio. I leghisti hanno votato senza battere ciglio tutte le nefandezze proposte dal governo di centrodestra (legge ad personam e ad aziendam, scudo fiscale, attacchi al mondo del lavoro e ai diritti, ecc). Il loro richiamo al federalismo è smentito nei fatti quando approvano la manovra correttiva che riduce drasticamente i trasferimenti agli enti locali costringendo questi ultimi al taglio di servizi di prima necessità per i cittadini. La Lega inneggia alla virtuosità dei conti pubblici e poi partecipa con il governo alle regalie ai comuni di Catania, Palermo, Roma (tutti di centrodestra) per coprire i buchi nei bilanci dei quei comuni."
Alla Lega si rimprovera la scarsa coerenza sui temi del federalismo e l'appoggio ai provvedimenti pro premier.
Tutto qui.
Il segretario provinciale del PD non dice nulla sull'uso strumentale del tema sicurezza operato dalla Lega; non dice nulla sulla lunga teoria di decreti sicurezza, sfornati da questo Governo, su impulso della Lega; non dice nulla sulla concezione emergenziale del tema immigrazione, che per la Lega è fenomeno da contrastare con forza; non dice nulla sulla giustizia fai da te e sulle ronde volute dalla Lega; non dice nulla sui rom, che, per Maroni, vanno sgombrati dai campi nomadi, ma il cui destino abitativo viene demandato al terzo settore.
E se questa è la posizione dell'unico candidato alla segreteria, evidentemente è la posizione prevalente, se non unanime, del PD provinciale: il silenzio complice di fronte alla Lega e alle sue politiche, nella speranza che un giorno, chissà, si possa andare a braccetto con Bossi e i suoi: in fondo sono una "costola della sinistra".
Che vergogna.
Naturale guardare con curiosità al congresso provinciale del PD per capirne gli orientamenti, soprattutto in relazione al rapporto con la Lega, che proprio nel varesotto ha la propria terra di elezione, perchè varesotti sono, tra gli altri, Bossi e Maroni.
Ecco cosa ritroviamo nel documento di indirizzo programmatico del candidato unico alla segreteria provinciale del PD, Taricco: "E’tempo di assumere un atteggiamento fermo nei confronti della Lega. Dalla nostra provincia deve partire un’azione capillare per smascherare le ambiguità del carroccio. I leghisti hanno votato senza battere ciglio tutte le nefandezze proposte dal governo di centrodestra (legge ad personam e ad aziendam, scudo fiscale, attacchi al mondo del lavoro e ai diritti, ecc). Il loro richiamo al federalismo è smentito nei fatti quando approvano la manovra correttiva che riduce drasticamente i trasferimenti agli enti locali costringendo questi ultimi al taglio di servizi di prima necessità per i cittadini. La Lega inneggia alla virtuosità dei conti pubblici e poi partecipa con il governo alle regalie ai comuni di Catania, Palermo, Roma (tutti di centrodestra) per coprire i buchi nei bilanci dei quei comuni."
Alla Lega si rimprovera la scarsa coerenza sui temi del federalismo e l'appoggio ai provvedimenti pro premier.
Tutto qui.
Il segretario provinciale del PD non dice nulla sull'uso strumentale del tema sicurezza operato dalla Lega; non dice nulla sulla lunga teoria di decreti sicurezza, sfornati da questo Governo, su impulso della Lega; non dice nulla sulla concezione emergenziale del tema immigrazione, che per la Lega è fenomeno da contrastare con forza; non dice nulla sulla giustizia fai da te e sulle ronde volute dalla Lega; non dice nulla sui rom, che, per Maroni, vanno sgombrati dai campi nomadi, ma il cui destino abitativo viene demandato al terzo settore.
E se questa è la posizione dell'unico candidato alla segreteria, evidentemente è la posizione prevalente, se non unanime, del PD provinciale: il silenzio complice di fronte alla Lega e alle sue politiche, nella speranza che un giorno, chissà, si possa andare a braccetto con Bossi e i suoi: in fondo sono una "costola della sinistra".
Che vergogna.
martedì 14 settembre 2010
Lega: Maroni ... e sinonimi
Chiedo scusa ai coautori del blog e ai nostri 25 (esagerato !) lettori, ma mi accingo a postare un articoletto un tantino volgare. D’altra parte devo parlare della Lega e mi corre quindi l’obbligo di adeguare il linguaggio allo stile del suo leader, il Bossi da Gemonio, che ormai da mesi gira l’Italia con il dito medio perennemente sollevato in segno di saluto (forse perché, passati gli anni del celodurismo, il dito è l’unica cosa che riesce a sollevare).
Battute grevi a parte, mi preme brevemente parlare di quanto successo ad Adro.
Adro, ridente (fino a ieri) paesino in provincia di Brescia, è amministrata da un simpatico sindaco leghista, anzi, a lui probabilmente piacerebbe essere definito borgomastro, che, in vista del nuovo anno scolastico, ha avuto una pensata geniale: per farla breve, costui, il borgomastro padano, ha disseminato le aule della scuola elementare, pubblica, cioè di tutti, di effigie del “Sole delle Alpi”, il simbolo del suo partito, la Lega appunto.
Una scuola pubblica riempita di effigie raffiguranti simboli di un partito. Che fenomeno ! Roba che non si vede più nemmeno nella Russia dell'amicone Putin.
Che dire ? Lega: un Maroni, tanti coglioni.
p.s.: a proposito di Lega, il Bossi da Gemonio domenica, dopo aver battezzato (con rito celtico ?) a Venezia quel lavativo (tutto suo padre !!) del figlio, Renzo "la trota", cui noi, somari lombardi, paghiamo 12.500 euro al mese di stipendio, ha detto che “il federalismo è alle porte, ormai la va a giorni”. Caspita ! In effetti ho appena sentito che l’hanno intravisto, il federalismo padano, dalle parti di Arquata Scrivia ed entro domenica, traffico permettendo, dovrebbe arrivare a Bagnolo Cremasco.
Ah, no, scusate, non è il federalismo padano, è Miss Padania … va beh, è lo stesso: federalismo padano o Miss Padania non cambia, sempre di stronzate si tratta.
Battute grevi a parte, mi preme brevemente parlare di quanto successo ad Adro.
Adro, ridente (fino a ieri) paesino in provincia di Brescia, è amministrata da un simpatico sindaco leghista, anzi, a lui probabilmente piacerebbe essere definito borgomastro, che, in vista del nuovo anno scolastico, ha avuto una pensata geniale: per farla breve, costui, il borgomastro padano, ha disseminato le aule della scuola elementare, pubblica, cioè di tutti, di effigie del “Sole delle Alpi”, il simbolo del suo partito, la Lega appunto.
Una scuola pubblica riempita di effigie raffiguranti simboli di un partito. Che fenomeno ! Roba che non si vede più nemmeno nella Russia dell'amicone Putin.
Che dire ? Lega: un Maroni, tanti coglioni.
p.s.: a proposito di Lega, il Bossi da Gemonio domenica, dopo aver battezzato (con rito celtico ?) a Venezia quel lavativo (tutto suo padre !!) del figlio, Renzo "la trota", cui noi, somari lombardi, paghiamo 12.500 euro al mese di stipendio, ha detto che “il federalismo è alle porte, ormai la va a giorni”. Caspita ! In effetti ho appena sentito che l’hanno intravisto, il federalismo padano, dalle parti di Arquata Scrivia ed entro domenica, traffico permettendo, dovrebbe arrivare a Bagnolo Cremasco.
Ah, no, scusate, non è il federalismo padano, è Miss Padania … va beh, è lo stesso: federalismo padano o Miss Padania non cambia, sempre di stronzate si tratta.
domenica 12 settembre 2010
Sinistra "radicale": la misura del tradimento dell'idea del PD
L'avversario politico come un nemico, che non ha diritto di esprimere le proprie opinioni, e che va quindi fatto tacere, anche ricorrendo alla violenza, verbale e fisica.
Questa è la politica secondo quelli che hanno, con le proprie prodezze, "animato" la festa del PD a Torino: la scorsa settimana impedendo a Schifani di partecipare ad un dibattito con Fassino e, nei giorni scorsi, inscenando una violenta gazzarra contro il segretario della Cisl Bonanni. Entrambi nemici, entrambi zittiti.
Individui e gruppi che fanno politica usando la violenza. E che trovano comprensione, giustificazione e tolleranza tra le forze politiche della sinistra "radicale". Ricordiamo bene che la scorsa estate il nuovo profeta della sinistra italiana, Nicky Vendola, elencò, durante un intervento pubblico, i suoi "eroi": Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Giuliani.
Proprio così: Falcone e Borsellino, uccisi dalla mafia in quanto uomini dello Stato, assimilati a Carlo Giuliani, ucciso durante i violenti scontri al G8 di Genova.
Incredibile e vergognoso.
E proprio il rapporto con la sinistra "radicale" offre la misura della distanza che separa il PD attuale rispetto a ciò che era nel 2007, alle sue origini.
Walter Veltroni evidenziò subito la volontà di non allearsi con la sinistra "radicale". Un gesto chiaro, limpido, che evidenziava la rottura del PD rispetto alla tradizione comunista; una scelta fatta con lo sguardo rivolto al futuro, un futuro nel quale per Veltroni non c'era più posto per la tragica utopia comunista. Un atto di chiearezza e di coraggio, fatto con la forza di chi, per affermare un'idea e vincere la guerra, è disposto a perdere la battaglia: purtroppo Veltroni perse le elezioni del 2008.
Ma, caduto Veltroni, il coraggio della rottura con la sinistra "radicale" si è perso e, piano piano, si è ritornati ad abbracciare la teoria del "nessun nemico a sinistra" fino ad arrivare al patto di desistenza tra PD e "sinistra radicale" siglato recentemente tra Bersani e i vari Vendola e Ferrero. Alle prossime elezioni politiche PD e sinistra "radicale" si strizzeranno l'occhio: un ritorno al passato, con un unico obiettivo, vincere le elezioni, senza il benchè minimo disegno di progettualità per l'Italia del futuro.
Il PD delle origini e l'attuale PD: due soggetti politici diversissimi.
Qualcuno si è accorto dell'involuzione e se ne è andato. Chi è rimasto o non se ne è accorto o pensa che il futuro dell'Italia passi attraverso alleanze con chi si richiama al comunismo e tollera la violenza politica.
Auguri, compagni !
Questa è la politica secondo quelli che hanno, con le proprie prodezze, "animato" la festa del PD a Torino: la scorsa settimana impedendo a Schifani di partecipare ad un dibattito con Fassino e, nei giorni scorsi, inscenando una violenta gazzarra contro il segretario della Cisl Bonanni. Entrambi nemici, entrambi zittiti.
Individui e gruppi che fanno politica usando la violenza. E che trovano comprensione, giustificazione e tolleranza tra le forze politiche della sinistra "radicale". Ricordiamo bene che la scorsa estate il nuovo profeta della sinistra italiana, Nicky Vendola, elencò, durante un intervento pubblico, i suoi "eroi": Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Giuliani.
Proprio così: Falcone e Borsellino, uccisi dalla mafia in quanto uomini dello Stato, assimilati a Carlo Giuliani, ucciso durante i violenti scontri al G8 di Genova.
Incredibile e vergognoso.
E proprio il rapporto con la sinistra "radicale" offre la misura della distanza che separa il PD attuale rispetto a ciò che era nel 2007, alle sue origini.
Walter Veltroni evidenziò subito la volontà di non allearsi con la sinistra "radicale". Un gesto chiaro, limpido, che evidenziava la rottura del PD rispetto alla tradizione comunista; una scelta fatta con lo sguardo rivolto al futuro, un futuro nel quale per Veltroni non c'era più posto per la tragica utopia comunista. Un atto di chiearezza e di coraggio, fatto con la forza di chi, per affermare un'idea e vincere la guerra, è disposto a perdere la battaglia: purtroppo Veltroni perse le elezioni del 2008.
Ma, caduto Veltroni, il coraggio della rottura con la sinistra "radicale" si è perso e, piano piano, si è ritornati ad abbracciare la teoria del "nessun nemico a sinistra" fino ad arrivare al patto di desistenza tra PD e "sinistra radicale" siglato recentemente tra Bersani e i vari Vendola e Ferrero. Alle prossime elezioni politiche PD e sinistra "radicale" si strizzeranno l'occhio: un ritorno al passato, con un unico obiettivo, vincere le elezioni, senza il benchè minimo disegno di progettualità per l'Italia del futuro.
Il PD delle origini e l'attuale PD: due soggetti politici diversissimi.
Qualcuno si è accorto dell'involuzione e se ne è andato. Chi è rimasto o non se ne è accorto o pensa che il futuro dell'Italia passi attraverso alleanze con chi si richiama al comunismo e tollera la violenza politica.
Auguri, compagni !
Iscriviti a:
Post (Atom)